La saldatura è una delle tecniche di giunzione dei metalli più conosciute e affonda le sue radici diversi secoli fa. Vediamo come si è evoluta la storia della saldatura e quali sono state le scoperte fisiche che hanno portato ad avere le varie tecniche di saldatura odierne.
La saldatura nel Medioevo
I primi tentativi di saldatura risalgono al Medioevo quando, ovviamente, non esistevano ancora delle tecniche precise e raffinate come quelle che conosciamo al giorno d’oggi. Infatti non c’erano le conoscenze scientifiche che ci hanno portato ad ottimizzare la saldatura.
Cos’è la saldatura nel Medioevo? La fusione dei metalli veniva effettuata dai fabbri tramite una fusione realizzata in una fornace. Che consentiva, attraverso l’uso prolungato del martello, di unire i giunti che dovevano essere saldati fra loro in maniera uniforme.
Questo produceva una lega fortissima, ma richiedeva un lavoro faticoso. Soprattutto non pulito e raffinato. Un procedimento simile veniva usato in Giappone per la realizzazione delle famose katane il cui acciaio viene lavorato diverse volte perché diventi resistentissimo.
Naturalmente il risultato di questa tecnica di saldatura non era così preciso e, come detto, richiedeva diverse ore di faticosissimo lavoro in bottega tra fuoco e incudine. Il tutto per ottenere un risultato abbastanza grossolano per i nostri standard di oggi. Vale adire?
Da leggere: i principali tipi di saldatura
XX secolo: saldatura ossiacetilenica
Per avvicinarci a una saldatura simile a quella che conosciamo oggi dobbiamo arrivare al 1900. Agli inizi del XX secolo venne introdotta la saldatura ossiacetilenica, che consentiva la fusione del metallo grazie alla combustione di acetilene e ossigeno.
Vale a dire il gas che fornivano l’energia necessaria all’ottenimento della saldatura. Si trattava quindi di una saldatura autogena, ovvero che si otteneva senza materiale d’apporto. La combustione dei gas forniva il calore necessario a fondere i giunti tanto da non dover martellare i pezzi per effettuare l’unione.
Storia della saldatura elettrica
La produzione dei generatori che consentivano uno scocco dell’arco elettrico per fondere il metallo definiscono la saldatura ad elettrodo, oggi la tecnica di saldatura più diffusa.
Inizialmente si trattava ovviamente di elettrodi grezzi e primitivi, composti esclusivamente da materiale d’apporto e senza rivestimento di protezione che troviamo in quelli moderni.
Andando avanti con gli anni, infatti, nacque l’elettrodo rivestito con materiale antiossidante e la saldatura con l’utilizzo di gas (Anidride Carbonica o Elio).
Evoluzione delle tecniche di saldatura
La Seconda Guerra Mondiale, proprio per la sua entità, richiese un grande avanzamento nella scienza e nello studio di tecniche sempre più efficaci e avanzate per ottenere giunti saldati di buona qualità, ma con una produttività molto maggiore di quella dell’elettrodo.
Quindi negli USA si iniziò a studiare un procedimento diverso, con il filo continuo, che semplificava e rendeva più rapide e riproducibili le lavorazioni rispetto a quelle ottenute fino ad allora con l’elettrodo rivestito.
Storia della saldatura: MIG/MAG e TIG
Dopo la fine della guerra giunge una novità che ha cambiato la storia della saldatura rendendola ancora più vicina a quella che conosciamo oggi: l’uso dei gas diossidanti.
Infatti nelle saldature con i gas è quest’ultimo che protegge la saldatura dall’ossidazione. Così, nel secondo dopoguerra (anni 50), arrivano le prime saldature MIG/MAG e TIG.
Arrivando al giorno d’oggi sono state inventate ancora nuove tecniche che consentono di fondere gli atomi senza il bisogno di altissime temperature oppure, come la saldatura a fascio elettronico e il laser inventate negli anni 70, che riescono a localizzare maggiormente la fusione rendendo la saldatura più concentrata e pulita.
Da leggere: saldatura a filo continuo
Quali sono le basi da apprendere?
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